Un estratto dell’opera può essere rappresentato
dall’articolo, dedicato alla presentazione di tale libro, proposto da “IL SANNIO” del 23 aprile 2010 con
questo titolo: “Ripensare la scuola nel libro di Giuseppe Addona”. Difatti, l’autore nel suo ultimo successo
ripercorre ricerche, proposte, esperienze vissute nel fare formazione, con gli studenti dei Licei: “E. Q. Visconti”,
“Giulio Cesare” “T. Tasso” e “T. Mamiani” di Roma. Un’ analisi che riflette sulla
centralità della cultura e della formazione nella società sull’interesse forte che lo Stato deve avere in materia. E
dunque sulle problematiche concernenti il mondo della scuola, la sua funzione, la sua missione, la sua possibilità di produrre
e fare cultura. Addona si sofferma sul punto di vista e gli approcci veicolati dagli studenti. E lo mette in relazione con
il modo di fare insegnamento dei docenti, in un confronto contestuale che spinge a riflettere sull’effettivo esserci
e farsi di una cultura aperta e sui correlativi effetti concreti. Da qui il soffermarsi critico sul rapporto tra cultura e
potere (un binomio evidentemente irriducibile) e quello tra scuole pubbliche e scuole private. Considera inoltre gli approcci
di insegnamento relativi a diverse discipline, dal latino alla storia dell’arte e l’avvertire la pregnanza di
un profilo importante: quello di sapere distinguere tra cultura ed erudizione. Addona non si sottrae alla considerazione della
problematicità del rapporto tra universo dei mass media e mondo della scuola. Rilevando le imprecisioni contenute nelle descrizioni
che i mass media fanno della scuola italiana e dei suoi problemi. E la banalizzazione che i primi sovente operano nei confronti
della cultura, ridotta ad esibizione spettacolare, con una considerazione critica anche di quelle recitazioni televisive della
Divina Commedia fatte da Benigni esaltate dagli stessi mezzi di comunicazione di massa. Ma Addona non si sottrae ad un’analisi
critica dello stesso mondo scolastico visto nel complesso delle sue segmentazioni. Con personale amministrativo, docente,
dirigenti che presenta un quadro fatto di luci e di ombre. Con tanti elementi di assoluto valore, ma peraltro con la presenza
di attori non sempre all’altezza della situazione. Il carattere vivo e auto poietico dell’opera si manifesta nell’associazione
ricorrente che il filosofo fa tra analisi e fatti e aneddoti. Con passaggi che si rivelano essere delle vere e proprie lezioni
di estetica e di logica. Con un livello di riflessione complessiva che introduce ad una vera e propria considerazione critica
di insegnamenti e loro sostrati. Con un’attenta considerazione dell’importanza
fondamentale come strumenti fondati dell’attività dello studiare (il cui farsi ha in sé elementi di assoluta complessità,
spesso sottovalutati nel dinamismo in automatico del suo estrinsecarsi) dell’approfondimento della matematica e dell’analisi
del linguaggio, quali estrinsecazioni della logica ( una visione generale che richiama la chiarezza e profondità di argomenti
dell’organon aristotelico). Addona non sottovaluta ed anzi focalizza lo sguardo e l’attenzione sulla problematicità
del rapporto tra docenti e studenti. Considerando al riguardo le differenze tra logiche di insegnamento collegate ad un approccio
storico a quell e focalizzate sull’aspetto teoretico. Con una chiara propensione alla applicazione nell’attività
di insegnamento del metodo scientifico. Da non assolutizzato, trascurando altri profili della relazione educativa. Proprio
perché il farsi dell’attività di insegnamento è per Addona legato alla coerenza della relazione tra docenti e studenti.
Alla chiarezza e trasparenza dei metodi e dei parametri di valutazione che portano alla determinazione dei voti da assegnare.
Un’analisi ad ampio raggio che vuole orientare tra problematiche complesse e variegate. Che intende favorire una visione
complessiva per far comprendere la compenetrazione nell’ambito dell’attività docente tra piano individuale della
sua parametrazione e ambito collettivo della sua estrinsecazione. Addona non dimentica mai che pratica e teoria devono fondersi
in binomio coerente nella costruzione e nel farsi dell’attività di insegnamento,
nel confronto aperto e critico tra tutti gli operatori delle comunità scolastiche considerate nel loro complesso. E che occorre
ricostruire nel contesto odierno fatto di polarizzazioni estroverse tra “decodificazione” e “massificazione” la connessione tra fare scuole e fare cultura. Dalle scuole primarie all’università,
in una tensione costruttiva che vuole spezzare lo iato tra scuola e realtà che ha rappresentato e rappresenta uno dei limiti
del mondo della formazione in Italia. Fare analisi estetica di un passo di Dante e di un testo di una canzone di un cantautore
come Antonello Venditti è un esempio di questo approccio.
Abstract
Giuseppe Addona
CONOSCENZA E RAGIONE
EDIMEDIA 2015
Il lavoro affronta le problematiche inerenti alla conoscenza nei vari passaggi che si concretizzano a partire dalle sensazioni
fino ad interessare quello che è reputato intelletto. A risultare indagata è quindi la ragione, la quale, come attività, sia
recepisce i termini in rapporto che se stessa, allora che si pone in relazione. Le analisi si volgono quindi al recupero dei
nessi nella loro dinamicità. La conoscenza che emerge non può che fare leva sull’identificazione che, di volta in volta,
si manifesta sia per l’ambito che arriva a costituirsi che per quell’attività che giunge a fare da riferimento.
Spingendosi ad individuare quanto arriva a fare da a priori, ritrova ciò che perviene a correlarsi anche o precipuamente in
negativo. Nella consapevolezza del percorso che si sviluppa, si sforza di recepire, altresì, le effettività benché non conchiuse.
La configurazione aperta di essa ragione è vista rappresentare il soggetto, precipuamente agli altri comunicato, i quali,
in una siffatta relazione di piano, pervengono a sostenerlo.
Una particolare attenzione è rivolta alla formazione di quello che, ancora da parte di molti, continua ad essere reputato
un oggetto. Dopo un veloce excursus che interessa alcune filosofie che hanno indagato un siffatto procedere, la ricerca si
volge ad osservare le vie attraverso le quali la ragione pure si incammina nel tentativo di approfondire e allargare essa
conoscenza. Al cospetto delle possibilità che si associano, si proietta per ripensare lo stesso verosimile nonché quanto appare
lasciato fuori dalla dialettica, così come da Hegel proposta. Le analisi, sulle relazioni incentrate, pervengono a rilevare
la presenza di una metafisica nella stessa famosa formula prodotta da Einstein.
L’esplorazione, facendo leva su un inedito di Nino B. Cocchiarella: “Riguardo all’uso della logica in filosofia”,
tradotto dall’inglese, insegue la ragione che si sforza di trovare un fondamento a quanto ritiene scientifico o da mantenere,
sia pure solo ad un certo livello.
Il discorso si incentra quindi sull’esistente che perviene a pensare il suo stesso non essere, avviandosi, per definire,
pur trovandosi di fronte vie non definite, che una ragione, puntualmente, si trova a dovere affrontare.
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